GRUPPI SANGUIGNI

 

Il sistema immunitario ha il compito di proteggere l’organismo dai danni che possono essere causati da microrganismi patogeni quali batteri, virus, funghi e parassiti; cioè ha il compito di distruggere tutto ciò che non appartiene all’organismo stesso.

Per poter distinguere il self (appartenente all’organismo) dal non-self (estraneo) le cellule del sistema immunitario presentano dei marcatori che gli consentano di riconoscere il self. Di contro la cellule di tutti i tessuti dell’organismo espongono, a tal fine, sulla loro superficie alcune molecole (antigeni tissutali) che consentono al sistema immunitario di riconoscerle come self.

Queste molecole costituiscono il complesso maggiore di istocompatibilità detto HLA che è utilizzato per vagliare la compatibilità nei trapianti d’organo.Si tratta di un sistema molto complesso che ha una elevata specificità per ciascun individuo anche nell’ambito della parentela.

I globuli rossi del sangue non presentano antigeni del sistema HLA ma presentano una vasta popolazione di antigeni che li rendono caratteristici per gruppi ristretti di individui.Gli antigeni eritrocitari sono raggruppati in diversi sistemi ognuno dei quali ha una genetica indipendente.Non tutte queste classi di antigeni hanno lo stesso potere immunogeno: vi è addirittura una scala di immunogenecità tra le diverse classi di antigeni eritrocitari. Questa scala vede al primo posto gli antigeni del sistema ABO, poi quelli del sistema Rh, poi il sistema Kell ecc. ecc.Naturalmente la trasfusione di sangue rappresenta la forma di trapianto più antica e più diffusa. Per impedire che il sangue del donatore venga rigettato dal ricevente è importante che almeno i sistemi antigenici eritrocitari più immunogeni del donatore e del ricevente siano compatibili.

IL SISTEMA  ABO  – GENOTIPO E FENOTIPO

 

Il sistema ABO, dicevamo, è il sistema di antigene eritrocitari maggiormente dotato di potere immunogeno, cioè della capacità di stimolare la produzione di anticorpi specifici.

I geni che codificano la sintesi del sistema ABO si trovano nell’eterocromosoma 9. Come ricorderete dalla biologia elementare per ogni carattere semplice l’individuo dispone a livello cromosomico di due alleli, cioè di due geni ereditati rispettivamente dal padre e dalla madre

L’insieme di questi geni rappresenta il cosiddetto genotipo. I geni  inducono la sintesi degli antigeni specifici. Questi costituiscono il fenotipo, cioè la realizzazione strutturale del progetto localizzato nel genotipo.

Due alleli costituenti il genotipo di un carattere semplice possono esprimersi con la stessa forza nel determinare il fenotipo (geni codominanti) oppure uno dei due alleli (il paterno o il materno) può prevalere sull’altro, in tal caso questo, detto dominante, si esprimerà nel fenotipo mente l’altro, detto recessivo, si comporterà da silente.

I geni che determinano il fenotipo degli antigeni eritrocitari ABO  sono codominanti. Ogni allele può presentare un gene A, oppure un gene B, oppure lo O come assenza dei primi due. Ogni individuo potrà quindi genotipicamente essere AA, BB, OO, AB, AO, BO (tab I). Fenotipicamente si avranno individui di gruppo A, B, AB e O.

Fenotipo

Genotipo

A

AA

AO

B

BB

BO

AB

AB

O

OO

Tab. II – Gruppo   O    =  omozigote

 

Gruppo  AB  =  eterozigote

 

Gruppo   A    =  sia omozigote che eterozigote

 

Gruppo   B    =  sia omozigote che eterozigote

 

I soggetti di gruppo O sono obbligatoriamente omozigoti, cioè sottintendono alleli uguali OO. I soggetti AB sono obbligatoriamente eterozigoti, cioè uno dei genitori ha trasmesso il gene A, l’altro il B.

I soggetti di gruppo A e B possono essere, invece, sia omozigoti che eterozigoti, cioè AA/BB o AO/BO. E’ importante tenere presente ciò  per spiegarsi come figli assolutamente legittimi di padre A e di madre A possano nascere O

 

Gli antigeni eritrocitari  del gruppo ABO sono molto diffusi in natura, è quindi facile per l’organismo  venire in contatto con essi. La loro immunogenecità è verosimilmente responsabile di una condizione unica: la presenza del siero di un anticorpo complementare all’antigene assente detto alloanticorpo (. In pratica se gli eritrociti presentano l’antigene A il siero presenta anticorpi anti-B, se gli eritrociti sono B nel siero vi sono anticorpi anti-A.

 

Le emazie AB non ammettono alcuno dei due allo anticorpi nel siero, mentre le emazie O li ammettono tutte e due. Ciò potrebbe spiegarsi con il fatto che l’organismo riconosce l’antigene eritrocitario come self e non si immunizza con antigeni simili presenti in natura (corpi batterici, vegetali ecc.) con cui viene a contatto. Se però un individuo di gruppo A viene in contatto con la sostanza B diffusa in natura, per lui non-self, produrrà anticorpi contro di essa. Così soggetti di gruppo B produrranno anti-A ed il soggetto di gruppo O anti-A ed anti-B.

 

IL SISTEMA Rh – GENOTIPO E FENOTIPO

Il sistema ABO è il sistema gruppo ematico più immunogeno.

Ad esso segue il sistema Rh che è caratterizzato anch’esso da una buona immunogenicità. Il sistema Rh è determinato da tre loci genetici ognuno dei quali presenta due alleli. I loci in ordine di potere immunogeno sono i seguenti: D, C, E. Per ogni loco, come sappiamo, ci sono due alleli. Il gene D può presentarsi come D maiuscolo o d minuscolo, così il C, così l’E. Si avranno quindi nel genotipo una serie di patterns:

DD    Dd    dd

CC    Cc     cc

EE    Ee     ee

I geni sono codominanti anche in questo sistema gruppale, per cui si esprimono tutti nel fenotipo

 

Ognuno degli antigeni sia maiuscoli che minuscoli presenti nel genoma si esprime quindi sulla membrana eritrocitaria venendo a costituire un pattern fenotipico caratteristico.

 

Sono state proposte diverse nomenclature per descrivere tali fenotipi,

 

La scoperta del sistema Rh si deve a Landsteiner (cioè allo stesso scopritore del sistema AB0) nel 1940, quando immunizzando alcuni animali con eritrociti di Macacus Rherus ottenne dei sieri che reagivano glutinando l’85 % dei campioni di sangue appartenenti a soggetti della popolazione bianca di New York e tali reazioni erano indipendenti da ogni altro sistema gruppo-ematico.

 

Fisher ammette l’esistenza di tre coppie di geni alleli (Cc, Dd, Ee) che occupano, alternativamente, tre loci strettamente associati sul cromosoma Rh. Dalle loro diverse combinazioni prendono origine 8 complessi genici che , in ordine di frequenza, sono: CDe, cde,cDE, cDe, Cde, cdE, CDE, CdE. Questi complessi genici non sono praticamente separabili fra loro e vengono trasmessi immodificati ai figli: se un soggetto riceve da un genitore il complesso CDe e dall’atro quello cde trasmetterà ai suoi figli uno di questi due e non, ad esempio, il complesso Cde o cDe.

 

Frequenza complessi genici Rh in Italia:

 

 

Complesso genico

%

CDe

cde

cDE

cDe

Cde

cdE

CDE

CdE

45,7

36,2

11,9

3,4

1,6

0,7

0,5

raro

 

 

 

 

 

Poiché non esiste l’anticorpo anti-d (e quasi certamente nemmeno il relativo antigene, dato che la sigla “d” è oggi esclusivamente utilizzata per indicare assenza di D) è spesso impossibile indicare l’esatto genotipo Rh. Impiegando i cinque antisieri disponibili oggi in commercio (cioè l’anti-D, l’anti-C, l’anti-c, l’anti-E e l’anti-e) è possibile, comunque, determinare il fenotipo. Nel caso ad esempio che un campione sia positivo con i sieri  anti-C, anti-c, anti-D e anti-e e negativo con l’anti-E, se ci serviamo della nomenclatura di Fisher che è la più usata, questo fenotipo va indicato con CcDee (seguendo cioè l’ordine alfabetico e non quello dei loci o del grado di immunologicità) e indicand una sola volta l’antigene D, dat che la mancanza del siero anti-d non permette di affermare se questo antigene è in doppia o singola dose (comunque anche quando il campione non è reattivo con l’ant-D, nel fenotipo si indica il “d” una sola volta, perché, come già detto, il termine “d” significa, ormai, soltanto mancanza dell’antigene D.

 

 

 

 

 

 

 

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